17 settembre 2011

SUPERMAN VOLA A MALLIWOOD



L'India e il cinema. È ormai quasi banale sottolineare il folle, incontrollato amore che lega gli indiani al cinema. Niente al mondo, tranne forse il cricket (e i matrimoni), appassiona gli indiani quanto il cinema. E niente al mondo, tranne forse il cricket, unisce hindu e musulmani quanto il cinema. Le star sono considerate alla stregua di semi-divinità, e le loro immagini - amorevolmente poste accanto alle statuette degli dei e alle fotografie dei guru personali e dei congiunti defunti - arricchiscono le nicchie casalinghe dedicate alla preghiera quotidiana. Per gli indiani è una questione d'onore assistere alla prima proiezione dei film interpretati dai loro attori preferiti. Le sale cinematografiche vengono prese d'assalto, i bagarini fanno affari d'oro, sorgono tafferugli, ogni tanto ci scappa un ferito, interviene la polizia (quando non addirittura l'esercito). In sala ovazioni da stadio accompagnano i titoli di testa. E se la star è un pezzo da novanta, scoppiano petardi al suo ingresso in scena. Gli spettatori commentano ad alta voce, cantano, ballano, applaudono ad ogni battuta riuscita. E tornano. Una, due, n-volte. Chi - privato o piccola azienda che sia - può permettersi qualche risparmio, lo investe in un film e s'improvvisa produttore. Se in occidente gli aspiranti scrittori con un romanzo nel cassetto non si contano, in India pullulano gli aspiranti sceneggiatori (le case di produzione, sommerse da copioni, possono testimoniarlo).
Data la premessa, ovvio che l'industria cinematografica indiana dovesse diventare la prima al mondo per numero di pellicole prodotte. Praticamente ogni Stato dell'Unione indiana vanta una cinematografia nella lingua locale quando non due (succede ad esempio nel Maharashtra, centro del cinema in lingua hindi e in lingua marathi; o nel Bengala, centro del cinema in lingua bengali e in lingua inglese).

Malegaon è una cittadina (per gli indiani) e una città (per noi) situata nel Maharashtra nord-occidentale, a 280 chilometri da Mumbai. 1.200.000 abitanti, in prevalenza musulmani. Centro tessile. Buon livello d'istruzione, ma permangono consistenti sacche di povertà. Occasionali scontri interreligiosi. A Malegaon la gente di giorno lavora e di sera va al cinema. Dov'è la novità? Tutto tipicamente indiano.
Se non che i cittadini di Malegaon non si limitano ad andarci, al cinema. La passione è di quelle divoranti, e il cinema se lo fanno. Non sono esattamente professionisti. Operai tessili, artigiani, commercianti. La sera chiudono bottega, lasciano la fabbrica, e si trasformano in registi, in attori. Malegaon ha creato una sua propria industria cinematografica parallela specializzata in - leggete bene - parodie a basso costo di pellicole bollywoodiane e hollywoodiane. Investimenti minimi, coinvolgimento di parenti, amici, colleghi. Immaginazione, goliardia, intraprendenza. Proiezioni locali per un pubblico in delirio, introiti soddisfacenti. Riuscite ad immaginare un luogo più favoloso nel quale vivere?



Supermen of Malegaon è un documentario, realizzato nel 2008 dalla regista Faiza Ahmed Khan (e presentato con successo in diversi festival internazionali), che prende spunto dal film Malegaon Ka Superman di Nasir Shaikh. Nella recensione redatta da Mayank Shekhar, si legge:
'Nasir Shaikh è uno dei più appassionati cineasti indiani. Forse non lo avete mai sentito nominare. O forse avete sentito citare qualcuna delle sue pellicole. Ne ha girate tre, e l'ultima è la più ambiziosa. Di sicuro i suoi titoli sono sulla bocca di tutti nella cittadina da cui Shaikh proviene. Come la maggior parte dei registi, Nasir ha imparato l'arte di fare cinema guardando film hollywoodiani. Anni fa Shaikh realizzava video per i matrimoni. Ora si è votato ai remake di blockbuster. 
Malegaon è nota per la sua sconfinata passione per il cinema. Un fiume divide la comunità hindu da quella musulmana. La separazione è netta ma prontamente superata quando si tratta di Bollywood. Supermen of Malegaon è un tenero, divertente documentario che vi conduce nel cuore di questa città, ed è l'opera più spassosa mai prodotta sulla genesi di un film. Nel documentario, Nasir dichiara di essersi ispirato in passato a Bollywood per Malegaon Ka Sholay e per Shaan, e che questa volta, con Malegaon Ka Superman, ha preferito concentrarsi su Hollywod. I computer lo hanno aiutato. Gli attori hanno girato le scene davanti ad un tendaggio verde, e successivamente sono stati aggiunti i fondali generati con tecnica digitale. Il progetto a Mumbai gli sarebbe costato 200.000 rupie, ma lui, con la stessa cifra, avrebbe potuto realizzare quattro pellicole. E così ha preferito fare tutto da solo, bilanciando mezzi e qualità.
La parodia di Nasir trapianta Superman a Malegaon: il nostro eroe danza nei campi, schizza in cielo per catturare un segnale migliore per il cellulare, eccetera. Ed eccolo questo Superman: Shafique Shaikh, un ragazzo dalla pelle scura, piccoletto e sparuto in modo allarmante, con il costume azzurro di ordinanza e con una M stampata sul petto. La star ha dovuto chiedere un permesso al lavoro per poter girare il film. E finalmente lo ha visto per la prima volta martedì 6 settembre a Malegaon, in compagnia di duemila appassionati di cinema, fra cui Anurag Kashyap e Zoya Akhtar. L'attore sembrava soddisfatto ed estatico. Ma dev'essere stato scomodo assistere alla proiezione adagiato in un letto, con un tubicino nel naso. La mattina dopo, il 7 settembre, Shafique Shaikh, 28 anni, è morto per un cancro alla gola diagnosticato un anno fa'.


Il 7 settembre 2011 Anurag Kashyap ha dedicato numerosi messaggi all'argomento nel suo profilo Twitter:
'Sono appena rientrato da Malegaon... Ci sono andato per assistere alla prima di Malegaon Ka Superman. L'attore protagonista ha 28 anni e sta morendo di cancro. Malegaon va davvero pazza per il cinema. Una popolazione di 1.200.000 abitanti, 10 schermi all'aperto e 15 sale cinematografiche. Gli abitanti festeggiano i compleanni di tutte le star. A Malegaon hanno realizzato il primo film nel 1965, ma la pellicola fu confiscata dalle autorità: i produttori ignoravano l'obbligo del vaglio della censura. Il primo titolo distribuito fu Malegaon Ka Sholay, costato 50.000 rupie: ne incassò 200.000. Malegaon possiede i suoi Dharmendra, Gabbar (*), Salman, Aamir e Spider-Man. Il cinema è l'unica forma di intrattenimento a Malegaon. Per la prima volta nella mia vita sono stato tentato di realizzare un tipico film masala. L'ironia di Maleagon Ka Superman è che il protagonista, nella pellicola, lotta contro l'abuso di tabacco Gutkha, e nella realtà l'attore sta morendo di cancro alla gola causato dalla stessa sostanza. Il più grande regista della città, Nasir Shaikh, gestisce un negozio di tessuti. E lo Spider-Man di Malegaon vende latte condensato'. 
In seguito, lo stesso giorno, Anurag è venuto a conoscenza della morte di Shafique: 'Il Superman di Malegaon è morto stamattina dopo che lo abbiamo lasciato... dopo la sua première. Ha assistito alla proiezione con l'ossigeno... gli abbiamo parlato'.
(*) L'eroe negativo di Sholay

Shafique Shaikh ha lasciato la moglie e due bambini. La sua filmografia vanta titoli bizzarri quali Khandesh To Goa, Khandesh Ki Baraat, Khandesh Ka Qarazdar Master, Malegaon Ki Lagaan, Khandesh Ka Doctor.

Video NDTV: Anupama Chopra intervista Faiza Ahmed Khan e Nasir Shaikh
Trailer del documentario Supermen of Malegaon
Trailer di Malegaon Ka Superman


Aggiornamento del 29 giugno 2012 - Di seguito vi propongo alcune recensioni:
- Srijana Mitra Das, The Times of India, 29 giugno 2012, ***1/2: 'SOM marks new zest enlivening Indian documentary. It reflects global interest in desi movies. And it celebrates, with empathy and wit, our own fascination with films and the magic they make. (...) It is in cinema that India's vibrant creativity - its tales and taboos, its violence and splendour, its lilting music and haunting poetry (...) - find free and faithful expression. Cinema in India makes us laugh at our weaknesses, applaud our strengths, watch with tenderness and heart our grim lives and eternal hope. That is what makes it precious. And it is this quality of understanding that makes SOM. Go watch'. 
- Preeti Arora, Rediff, 29 giugno 2012, ***1/2: 'If there is one problem with SOM, it is the length. At close to 60 minutes, the film proves to be too short. An hour might seem like reasonable running time for a documentary, but this one is so real, so intimate, and so engaging that you can't help but feel disappointed as the credits begin to roll. SOM is independent documentary filmmaking at its most heartfelt, most sincere, and most enjoyable. (...) This kind of film happens once in a decade or less often. And if you don't like it, then it can only mean that films were never really your thing in the first place'.

Aggiornamento del 31 marzo 2013: la quinta edizione del Nashik International Film Festival si è svolta dal 21 al 24 marzo 2013 a Nashik, in Maharashtra, città natale di Dadasaheb Phalke, regista del primo film indiano della storia (Raja Harishchandra, 1913). Standing ovation ai selezionatori: il cartellone includeva ben cinque pellicole realizzate a Malegaon (Malliwood), e quindi ora il NIFF è sacro quanto la Nutella. Rediff pubblica oggi un magnifico articolo, What you should know about the Malegaon film industry, che tutti gli appassionati di cinema dovrebbero imparare a memoria ed interiorizzare. Di seguito un estratto:

'The most interesting aspect of the festival (...) was films from the town of Malegaon. (...) The body of work emanating from here is large enough to justify it being called Malliwood. Five of these films were shown at the festival. The films were not all that good content-wise and not well made, but they were made with passion by people who are not trained filmmakers and actors and that made them interesting and unique. Malegaon’s Malliwood is nowhere as big as Bollywood but they make films with equal zest and determination. Malliwood came into existence about 16 years ago with the film Kateeley Khazana, which was followed by Zara Zindagi and then Khursheed Siddiqui’s Desh Ki Pukar.
Khursheed Siddiqui, writer, director and actor of Raat Ka Teesra Paher, which was shown at the NIFF, sells vegetables to make a living. “I have spent about Rs 4.5 lakh (1 lakh = 100.000) to make this film. I have even sold my house. The actors love acting so they work free of charge and sometimes they even put in some money,” Siddiqui says. He says no one will put money into his films so he has to do it himself. (...) He has made three other films, Desh Ki Pukar, Kaun Soone Fariyaad, and Jheel Ke Us Paar. Desh Ki Pukar was made on a budget of a mere Rs 4,400 and was shot on VHS camera. The cinematographer was a man who took pictures at local weddings. So work was on a per day basis - if there was a wedding to shoot then the film shooting would stop for that day! (...)

Since Malliwood films are not released all over India, they don’t make much money. The urge to make the movies is almost always personal passion. Malegaon Ke Sholay, for example, was made by the owner of a video library who showed the movie in his library too. The film was made on a budget of Rs 50,000 and made around Rs 2.50 lakh. Malliwood artistes work on daily wages. They earn a livelihood selling vegetables or working in the textile factory in Malegaon, or run eateries or tea stalls. In the credits their names reflect their professions, like Salim Electrician, Iqbal Chaiwala, or Zaheer Cyclewala. It's a tough life. They work half a day on their jobs because they need the money and from 3 pm onwards they start shooting for the film. When they are short of money, all of them chip in. The male actors are locals but Malegaon’s conservative society does not allow local women to act in films, so actresses are mostly imported from Jalgaon. An actress is paid Rs 1,500 per day plus travelling expenses and food allowance. There are no vanity vans for anyone considering the shoestring budget, so male actors are taken to one side and females to the other side to change costumes. The costumes themselves are very tacky. (...) Equipment too is basic to say the least. There are no trolleys so cameras are placed on bullock-carts, cycles or bikes. And because of the small budget, motorbikes often have to be used because a car is too expensive.

With such basic material to work with, the script and story line is often flawed. But as Khursheed Siddiqui points out, things are not that much more logical in the bigger world of Bollywood. (...) Being such a small industry has one advantage - it slips under the radar of the censor board. (...) “Earlier people made films in secret and show them in video parlours. If police come we run with our video or DVD players,” says Siddiqui. Malliwood films have songs too but most of the songs are direct lifts from Bollywood films. They are mostly popular songs from old Hindi films. The whole song is played to which the hero and heroine dance. No one has ever objected to them copying the songs.
Most film makers in Malegaon struggle against the odds to make their films. An exception is producer and lead actor of Malegaon Ka Ek Tha Tiger, Firoz Tarzan. Firoz owns a plastic factory, so time and money are no problem. He made the film Malegaon Ka Ek Tha Tiger on a budget of Rs 4.5 lakh and the film only recovered Rs 2.86 lakh. But he is not worried. “I can only fulfil my hobbies now. I have my whole life to earn, so even if I lose money today, it is okay. I will earn it later.” Malegaon Ka Ek Tha Tiger has nothing in common with Salman Khan’s Ek Tha Tiger, though both films released on the same day and were playing in Malegaon theatres around the same time.

The people of Malegaon are proud of their films, even if the content, script, actors, and technical skills are below par. Showing admirable faith in this plucky industry that survives despite the odds, Khursheed Siddiqui says that if they had a good budget “what is Filmfare and National Awards? One day we will even win Oscars for our films”.'

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