11 gennaio 2011

KABIR BEDI CAVALIERE DELLA REPUBBLICA

Kabir Bedi - Mumbai, 9 dicembre 2010


A Mumbai, il 9 dicembre 2010, Kabir Bedi è stato insignito del Cavalierato dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, conferito dal nostro ambasciatore in India. Dopo Gandhi, forse Kabir è la personalità indiana più nota in Italia. Superfluo citare il leggendario successo della serie televisiva Sandokan: all'epoca, tutte le donne della penisola, dai due ai novant'anni, si innamorarono perdutamente dello splendido attore.


Kabir Bedi to be knighted, Hindustan Times, 26 novembre 2010
Italian knighthood for actor Kabir Bedi, The Times of India, 1 dicembre 2010
Knight in shining armour, The Times of India, 11 dicembre 2010


Un medico in famiglia

L'isola dei famosi

Ma guardate cos'ho scovato in rete: un'intervista del 2008 concessa da Aamir Khan proprio al nostro Kabir in veste di conduttore del programma Director's cut (prima, seconda, terza, quarta e quinta parte).

Aggiornamento del 5 settembre 2011: Sandokan? Uno "tsunami". Mi ha reso indimenticabile, Corriere della Sera, Santi Urso. Di seguito un estratto:

'Ci sono attori che pur avendo interpretato perfettamente un ruolo (Connery come 007, Zingaretti come Montalbano) si sentono prigionieri di un’etichetta. Kabir Bedi è l’unico Sandokan immaginabile. Come ricorda l’esperienza?
«Con uno spettacolare salto dalle pagine di Salgari agli schermi tv, Sandokan ha avuto un successo schiacciante. È stato come se uno tsunami orientale avesse attraversato non solo l’Italia, ma l’Europa e molti altri Paesi nel mondo. Per me essere completamente identificato con lui è stato come finire in una gabbia dorata. Mi ha reso famoso, ma i produttori vedevano in me solo Sandokan. Anche quando ho interpretato il Corsaro nero, un personaggio del tutto diverso dalla Tigre della Malesia, ero Sandokan nei panni del signore di Ventimiglia. Così ho levato l’ancora dall’Italia, che pure mi aveva consacrato, per avventurarmi nel Lontano Occidente, Hollywood per intenderci. E con il tempo, per fortuna, ho potuto avere altri ruoli, anche in Italia. Ma io ho sempre considerato il successo di Sandokan come la mia più grande fortuna. Perché è lui che mi ha reso quello che ogni attore sogna di essere: indimenticabile». (...)

Sandokan è un eroe dal fascino romantico, anche in campo sentimentale è a favore delle donne, ha contribuito a combattere i pregiudizi (vive, e non solo lui, un grande amore interrazziale). Secondo lei, ha ottenuto buoni risultati o nel mondo c'è ancora bisogno della Tigre della Malesia?
«Sì, Sandokan ha amato una donna inglese, figlia dei suoi nemici e oppressori. Mio padre, Baba Bedi, è stato come lui, perché ha sposato un’inglese benché abbia lottato per l’indipendenza dell’India dagli inglesi. L’esperienza di amore interazziale dei miei genitori mi ha aiutato a comprendere nel profondo la sensibilità di Sandokan. Il pregiudizio contro altri popoli è pericoloso quando si manifesta con odio e violenza. Non va mai dimenticato che siamo tutti sulla stessa nave, passeggeri di un pianeta che naviga nell’universo, e che le nostre vite non sono tanto lunghe. Noi siamo tutti diversi, e questo è ciò che rende ciascuno di noi unico. Abbiamo bisogno di andare d’accordo». (...)

Bollywood si è mai interessata di Sandokan?
«Era una produzione europea, e la lingua, in questi casi, è sempre una barriera per la diffusione. Ma ho finalmente doppiato tutto Sandokan in Hindi e la sua distribuzione è molto vicina».

Le bellezze naturali d'Italia sono innegabili, ma agli occhi di Sandokan reggono il fascino immenso delle foreste, dei fiumi e dei mari d'Oriente?
«Uno dei grandi motivi d’attrazione della serie tv di Sandokan è che ha offerto all’Ovest immagini di un Oriente romanzesco. Dalla foresta tropicale all’oceano tutto contribuiva alla magia. E Sandokan rappresentava non solo il fascino dell’Oriente, ma anche la sua bellezza, ne evocava i luoghi e le genti. Ma la bellezza dell’Italia è immensa e non ha mai smesso di emozionarmi e stupirmi».

Lei, come Silvio Berlusconi, è Cavaliere della nostra Repubblica: Sandokan ha qualche suggerimento per i difficili momenti che attraversiamo?
«Diventare cavaliere è un immenso onore. Per me rappresenta anche l’amore che gli italiani mi hanno riservato nel corso degli anni. Mi sono adoperato per far conoscere reciprocamente India e Italia, perché amo tutt’e due i Paesi. Adoro l’Italia per la sua storia, per la ricchezza dell’arte, per la sua meravigliosa gente, per la sua straordinaria cucina. Penso che abbia bisogno di innovazione. Mi pare che le istituzioni, e in genere tutte le organizzazioni italiane, siano resistenti al cambiamento. Ma in un rapido cambiamento del mondo, un pensiero fresco è essenziale dovunque. Solo le generazioni più giovani hanno l’energia di portare avanti questo compito, e dovrebbero prendere rapidamente il potere. Continuo a stupirmi per gli intralci burocratici che spesso frenano i giovani sul lavoro. Ricordo che molti anni fa dovevo ottenere un visto per un lavoro in Italia. Nonostante mi conoscesse, un’addetta del consolato italiano volle che le portassi una lettera del mio sindacato che comprovasse che io ero un attore!»

Per la cinematografia di Mumbai sta lavorando a produzioni e progetti?
«Sto lanciando la mia prima produzione: Final Promise, una storia drammatica basata sulla reincarnazione. E continuo il mio lavoro di attore al cinema, in tv e in teatro, dovunque nel mondo mi chiedano di andare. Per fortuna continuano a chiedere di me. E il mio nuovo amore è Twitter!»'.

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